Il corvo, oltre a fare quel cra-cra che tanto piace ai bimbi di età infantile, ha avuto un’altra fortuna: quella di essere celebrato nella letteratura (“The Raven”, di Edgar Allan Poe), nel cinema (“The Crow”, film tratto dal fumetto di James O’ Barr, in cui tra l’altro ha perso la vita l’attore Brandon Lee proprio durante le riprese) e nella musica (con canzoni come “The Raven That Refused To Sing” di Steven Wilson, “The Raven” degli Alan Parsons Project e così via). Quello che rende così speciale questo volatile è il fatto che in alcune religioni sia considerato un traghettatore di anime, il tramite tra il regno dei vivi e quello dei morti (quelli bravi mi insegnano che per esprimere tutto questo concetto esiste una semplice parola di origine greca: “psicopompo”).
Purtroppo ai giorni nostri, la figura del corvo ha assunto anche una connotazione negativa: oltre ad essere considerato spesso “l’uccello del malaugurio” (se la gioca alla pari con il gufo e la civetta), viene anche appellato con “corvo” colui che diffama altre persone in forma subdola e anonima. Da “psicopompo” a “diffamatore”: un bel salto (della quaglia), non c’è che dire.
Per fortuna ci hanno pensato i Baustelle qualche hanno fa (era il 2005, l’album si chiamava “La malavita”), a restituire al corvo la dignità e lo status di figura mitica e leggendaria che più gli si addice, almeno dal mio punto di vista.
Ecco alcuni dei bei versi tratti da “Il Corvo Joe” che Francesco Bianconi canta in modo magistrale:
I barboni mi guardano
Mentre mastico la lucertola
Anche oggi è domenica
Tutta d'oro
La gente luccica
Mentre osserva le anatre
Inventandosi la felicità
La sorvolo e capisco
Che maledice la mia diversità
Ma nel parco ci abito
È la vita mia
Esser simbolo di paura e di morte
[…]
Io sono il Corvo Joe
Faccio paura
State attenti
Lasciatemi stare
Solo certi Poeti del Male
Mi sanno cantare
Ma vi perdono
Perché in fondo portate nel cuore
Sangue che è destinato a seccare
Vivete un morire
La forza dell’indie-rock band italiana di maggiore spicco degli anni zero sta proprio in questo: nel creare immagini di forte impatto visivo utilizzando parole semplici che vanno dritte al punto, senza fraintendimenti. Pensatela come vi pare su di loro, sulle loro più recenti opere pubblicate, ma l’ultimo verso da solo di questa canzone (“Vivete un morire”, che esprime la mortalità dell’uomo, l’incertezza della condizione umana, contrapposta al Corvo-Dio) vale un “M’illumino d’immenso”. Una canzone da inserire obbligatoriamente nei programmi didattici delle scuole medie-superiori.
http://www.filmannex.com/movie/the-crow-1994-film/7440
http://www.filmannex.com/posts/blog_show_post/steven-wilson-il-paladino-del-progressive-rock/66422