A volte capita di imbattersi in certi dischi che ti agganciano fin dalle prime note, inizi ad ascoltarli e in una sorta di trance ipnotica vieni preso per mano e trascinato di brano in brano: è la stessa sensazione che si prova leggendo un buon thriller dal ritmo incalzante di cui non vedi l’ora di arrivare al finale. E proprio quando credi di aver capito tutto , ecco arrivare il colpo di scena. Così è l’album dei Django Django (intitolato semplicemente “Django Django”, se non aveste ben capito il concetto), band scozzese residente a Londra e imparentata con The Beta Band (David McLean, il batterista, è il fratello più giovane di John McLean, tastierista di quel glorioso gruppo che purtroppo nel 2004 ha terminato la propria attività artistica). Ma non divaghiamo e torniamo al disco in questione. Un disco che definirei spiazzante, da bersi tutto d’un fiato: neo-psichedelico, indie rock, con un uso massiccio di sintetizzatori, armonie vocali raffinate, sezione ritmica irresistibile e brani che non ti mollano più. Il trittico di brani d’inizio è già da K.O: l’inizio di “Introduction” sembra uscito dal repertorio dei Kraftwerk dei tempi d’oro, si prosegue con qualche vocalizzo e una batteria che lascia intendere che qui si suona sul serio. Questo brano si fonde mirabilmente con “Hail Bop”, uno dei miei pezzi preferiti, cantato interamente in coro (dovrei vederli dal vivo per capire se si tratta della stessa voce sovraincisa o se tutti i membri della band partecipano effettivamente al canto) e un ritornello molto efficace che riporta la mia mente alla scena di Manchester di fine anni ’80, inizio anni ‘90 (The Stone Roses, i James). La terza traccia, “Default”, ha tutti i requisiti per diventare un classico della musica internazionale indipendente: un ritmo incalzante, contagioso, e un testo per niente banale. Bellissimo.
Il colpo di scena di cui sopra, arriva alla traccia numero 7 intitolata “Hand of Man”, un brano neo-folk dal sapore sixties, in cui i nostri abbassano la temperatura, concedendoci, finalmente, un attimo di tregua.
Questo album, uscito nel 2012, è stato finalista al Mercury Prize (premio assegnato dai discografici britannici per il migliore album dell’anno) e inserito in quasi tutte le liste dei “Best Of 2012” delle maggiori riviste britanniche e statunitensi. Recuperatelo assolutamente se l’avete perso per strada.
http://www.djangodjango.co.uk/