Quest'anno ho avuto la fortuna di coronare un piccolo sogno: ho partecipato per ben due volte in diretta a una trasmissione radiofonica di un'emittente locale di Empoli (Firenze) che trasmette a livello regionale. Fin da ragazzo, mi ero sempre chiesto come fosse fatto uno studio radiofonico, che effetto facesse parlare in un microfono con la consapevolezza che migliaia di persone (ma anche centinaia o decine, alla fine i numeri contano poco) potessero essere sintonizzate sulla tua frequenza, ad ascoltare proprio la tua voce e le cose che stai dicendo. La prima volta che ci sono stato ero naturalmente molto emozionato, ma sinceramente meno di quanto mi aspettassi alla vigilia, grazie soprattutto alla bravura dei conduttori, Freddy e Cristina, che mi hanno messo subito a mio agio, facendomi esordire parlando delle mie passioni, in particolare di musica indie e di cinema. Deve essere andata meglio del previsto, dato che a distanza di qualche tempo hanno avuto la bontà di invitarmi una seconda volta, dandomi addirittura la possibilità, come "in my wildest dreams", di modificare la scaletta della programmazione musicale, scegliendo io stesso un paio di brani da trasmettere e di presentarli adeguatamente "ai miei fedeli ascoltatori" (purtroppo questo è quanto avrei desiderato poter dire, ma non è ovviamente avvenuto, non montiamoci troppo la testa).
Io credo ancora molto nella potenzialità della radio (e negli apparecchi radio, visto che a casa, escludendo quelli portatili, ne ho ben tre collocati stabilmente in altrettante stanze) come mezzo fondamentale di informazione, intrattenimento e portavoce di nuovi fenomeni culturali, non solo musicali. Alcuni forse la ritengono un mezzo obsoleto, confrontandolo con la Tv, Internet, i social network e altre forme di comunicazione (e in effetti la maggior parte delle emittenti radiofoniche, per stare al passo con i tempi, si sono modernizzate, dotandosi di siti ufficiali di ottima fattura, di interazione massima con gli ascoltatori grazie ai social network), ma alla fin fine, una bella voce calda alla radio "che passa Neil Young e sembra aver capito chi sei" (come cantava Ligabue quando era nei suoi panni) non è facilmente rimpiazzabile con altro. E se un giorno la radio uccidesse davvero le stelle della TV, chi andrebbe a raccontarglielo ai Bugles? Vabbè, tanto hanno già venduto vagonate di dischi...