E voilà, un altro cambio di direzione è servito. Dopo un biennio all’insegna della new wave e del post-punk revival (2005-2007) con la pubblicazione di due album (“The Back Room”, “An End Has a Start”) che accostavano il nome degli Editors a gruppi tipo Interpol (a loro volta derivativi dei Joy Division e affini), The Rakes, Franz Ferdinand e compagnia bella, ecco arrivare nel 2009 l’album della cosiddetta svolta intitolato “In This Light and on This Evening”: via le chitarre o quasi e riduzione del ruolo della batteria acustica a beneficio di tastiere, drumming elettronico e voce sovraincisa su varie piste. Manifesto di questo cambiamento è già senza dubbio la quasi spettrale traccia d’apertura che dà il titolo all’album stesso: se non fosse per la riconoscibile timbrica dell’ottimo cantante Tom Smith, faremmo davvero fatica a riconoscere l’impronta della band del biennio suddetto. Come spesso accade in questi casi di svolte artistiche repentine, il disco ha spaccato la critica in due (“Bravi, coraggiosi” vs. “Ma dove stanno andando gli Editors?”) Personalmente, di quest’album ho amato molto il tris di brani iniziali, in particolare il singolo “Papillon”, accompagnato da un video molto originale. Forse a causa del video stesso (vedere per credere), suggerisco caldamente a coloro che sono in cerca di canzoni per fare jogging di inserirlo nella loro playlist.
In un blog precedente, parlavo del difficile secondo album per qualsiasi artista. Nel caso degli Editors, possiamo parlare del difficile quarto album pubblicato nel mese di luglio 2013 e intitolato “The Weight of Your Love”. Probabilmente gli Editors si sono chiesti cosa fare a quel punto della loro carriera (tra l’altro, avevano perso per strada il chitarrista Chris Urbanowicz prima di entrare in sala d’incisione) e la risposta è stata la “contro-svolta” in senso più pop-rock mainstream (via la sperimentazione dell’album precedente, qualche ammiccamento agli U2 con il singolo “A Ton Of Love”), con l’obiettivo evidente di raggiungere un raggio più ampio di pubblico. Le buone canzoni non mancano (comunque vada, Tom Smith e soci non hanno certo perso il tocco e la classe, “The Weight” posta in apertura è un’ottima canzone), ma l’emozione che provo ogni volta che ascolto “Smokers Outside The Hospital” (tratta da “An End Has a Start”) purtroppo non si è riprodotta con l’ascolto di quasi nessuna traccia di questo album.
Come cantava il poeta Morrissey (The Smiths):
I still love you
I still love you
but only slightly
less than I used to
http://www.editorsofficial.com/