Durante tenutasi in Sri Lanka a ciui ho partecipato (leggi qui!), ho avuto l'onore di incontrare una grandissima attivista e produttrice di documentari, Anoma Rajakaruna.
Questa filmmaker originaria dello Sri Lanka ci ha raccontato la sua storia. Ho quindi pensato di condividerla con la community di Film Annex, in quanto ci può dire molto sui problemi di discriminazioni sessuali nell'industria cinematografica, sul potere dei film come mezzi di comunicazione e sull'importanza dei festival e delle proiezioni.
Ascoltando il suo viaggio ho subito pensato a Women's Annex e all'importanza dell'empowerment femminile - Anoma Rajakaruna potrebbe letteralmente essere il volto di questa piattaforma, un modello da seguire per le donne filmmaker.
In giovane età Anoma mostrò un grande interesse per la narrativa e il suo tutor dell'epoca le suggerì di seguire un corso di sceneggiatura.
Quando si trattò di arrivare alla fase di produzione, si scontrò con una serie di discriminazioni dovute al suo essere donna, ad esempio verso la sua difficoltà nel trasportare il pesante equipaggiamento.
Nonostante il mondo dell'industria cinematografica fosse dominato dagli uomini, Anoma non ha mai mollato, e la sua perseveranza le permise di avere l'opportunità di realizzare una mini serie televisiva. Nonostante ciò, i suoi tentativi nel trattare argomenti sensibili attraverso la TV vennero bloccati dalla censura politica. Il suo corto Amma Keneck' (Another Mother) 1987 esplorava i conflitti nella comunità Tamil e le violenze del 1983. Il film venne proiettato alla Presidents House ed immediatamente censurato dallo stesso presidente. Aveva solo 17 anni.
Molti dei suoi telefilm vennero così bloccati dalla messa in onda, il suo attivismo era temuto dalle autorità.
Ero curiosa di sapere in che modo Anoma è passata dai telefilm ai documentari, e durante una discussione di gruppo riuscii a porle questa domanda.
Non è mai stata mia intenzione produrre documentari
Frustrata dalla continua censura dei suoi film e dalla mancanza di libertà di espressione, Anoma smise di produrre telefilm e investì i suoi soldi in un minimo di equipaggiamento. Ci spiegò come fare documentari fosse più accessibile per le sue limitate risorse finanziarie, e iniziò così ad apprezzarne le possibilità. (Channel dei documentari)
In particolare, si è soffermata sul suo film 'Face-to-Face' del 1998 - che metteva in risalto il conflitto uomo/elefante. È in questo film che emerge il suo il pensiero, l'importanza che per lei ha l'immaginazione.
Il film narrava di una comunità "sotto attacco" da una mandria di elefanti, di come gli abitanti del villaggio si lamentassero e avessero paura della potenza distruttiva degli animali.
Anoma ci ha raccontato di questo suo scatto realizzato dall'alto, di come una singola foto potesse veicolare un potentissimo messaggio. Non erano stati gli elefanti ad attaccare il villaggio, ma gli uomini ad aver invaso l'habitat degli elefanti. Una singola immagine era sufficiente per alzare il dibattito sull'importanza della responsabilità sociale (Channel dedicato alla responsabilità sociale). Le immagini, per Anoma, potevano inspirare il prossimo verso l'impegno sociale.
Un altro punto su cui Anoma si è soffermata è l'importanza dei festival cinematografici, delle proiezioni, e della condivisione. I festival sono molto più aperti rispetto alle trasmissioni televisive, molto più adatti al messaggio che la filmmaker voleva comunicare al pubblico. Recentemente Film Annex ha posto alcune domande ai suoi filmmaker (me compresa) rispetto all'importanza della condivisione dei contenuti, e Anoma è la prova vivente che l'opportunità offerta da questa piattaforma non deve essere sprecata.
Alla fine, questo suo approccio la fece notare dal grande pubblico, aprendole le porte verso numerose possibilità nel campo dei documentari.
Anoma adesso produce documentari per professione, ed incontrarla mi ha fatto capire quando importante sia la creatività nel sociale.
Dalla sinistra - Aya Abo Shahba (Egitto), Anoma Rajakaruna (Sri Lanka), Amy Hill (Regno Unito), Tharsaa Vettivel (Sri Lanka)
- Amy Hill
(Traduzione dall'inglese a cura di Nadea Translations)