Marti viene da Whidbey Island, una bellissima isola nella parte Nord-Ovest di Washington. Pratica judo da quando aveva sei anni. Ha cominciato assieme al fratello più grande, e dopo aver vinto la sua prima competizione, si è posta come obiettivo quello di vincere alle Olimpiadi.
Il 2 Marzo, al 2014 New York Open Judo che si terrà al NYAC, Marti rappresenterà gli Stati Uniti contro il Team Giapponese. Il tutto grazie al lavoro di Film Annex come sponsor principale dell'evento, con l'appoggio della Women's Annex Foundation: a supporto dell'empowerment femminile, nell'instaurare modelli positivi da seguire, proprio come Marti Malloy.
FA: Marti, so che ti alleni molto con gli uomini della tua stessa categoria di peso, e che spesso e volentieri, li batti. Come ti fa sentire la cosa?
MM: Sì, mi alleno spesso con gli uomini. Principalmente, perché al mio club di Judo alla San Jose State University ci sono molti più uomini che donne, in particolare uomini di 60-66kg. È difficile. Mi è stato detto che sono molto forte per essere una ragazza, ma la cosa non rende i combattimenti più facili. È però vero che essendo abituata ad allenarmi con persone più grandi e forti di me ha reso la mia tecnica ancora più incisiva quando si tratta di combattere contro qualcuno della mia taglia.
FA: Hai già vinto un bronzo alle Olimpiadi, degli argenti in giro per il mondo e varie medaglie in altri importanti tornei. Cosa ti fa andare avanti, cosa ti spinge a continuare gli allenamenti?
MM: Beh, più di ogni cosa, amo il Judo. Ogni giorno è una nuova sfida, sia questa un nuovo sfidante da battere, imparare una nuova tecnica o perfezionarne una che già conosco. Sono una persona che si pone sempre degli obiettivi, e il Judo è qualcosa che cerco di perfezionare ogni giorno. Questa ricerca della perfezione mi fa andare avanti ogni giorno, come anche la consapevolezza di non aver ancora raggiunto il mio massimo potenziale. Sono felicissima di quello che ho ottenuto fino ad ora, ma devo ancora realizzare i miei due sogni: essere una campionessa olimpica e mondiale. Quest'obbiettivo mi fa alzare ogni mattina per andare ad allenarmi, anche quando sono stanca.
FA: Come riesci a gestire lo studio, il judo e la tua vita sociale?
MM: Questa domanda mi viene posta spesso. Il fulcro della questione è che sono stata una studente per la maggior parte della mia carriera professionale. Per me, il Judo e lo studio vanno quindi di pari passo. Da quando avevo 18 anni studio e mi alleno, anche quando dovevo viaggiare per i vari tornei. Il tutto, lavorando 30 ore a settimana per pagarmi il college. La consapevolezza di dover "fare che va fatto" è di vitale importanza per me. Ho capito che essere una buona studente che partecipa alle lezioni, consegna i compiti assegnati in anticipo e ottiene buoni voti è il modo migliore per far sì che i professori siano ben disposti nei miei confronti, soprattutto quando mi devo assentare per qualche settimana a causa degli allenamenti. Ho perso le prime due settimane di lezione per partecipare al Word Championship in Brasile, ma non è stato un problema. Ho contattato tutti i professori in anticipo e ho lavorato duramente per rimettermi al pari delle lezioni. Inoltre, i lunghi viaggi sono perfetti per studiare. Per quanto riguarda la vita sociale, per me è qualcosa di automatico. Sono per natura un animale sociale.
FA: Come mai hai deciso di tornare all'Università?
MM: L'ho fatto per vari motivi. Principalmente, sentivo di non stare allenando abbastanza il mio cervello. È facile pensare solo al Judo per l'intero arco della giornata. Ma facendo così stavo lentamente dimenticando le cose che avevo studiato in passato. Inoltre, ero consapevole che i sistemi di comunicazione stessero drasticamente cambiando. Lasciarmi andare così sarebbe stato un vero sbaglio. In secondo luogo, ho notato come focalizzarsi solamente sul Judo sia dannoso per la mente di un atleta. Anche il cervello ha bisogno di rilassarsi, dopo un lungo allenamento. Passare dal Judo agli studi è quel che mi serviva per rilassare la mente. Infine, mi piace imparare.
FA: Cosa ci dici della tua comunità di judo/famiglia a San Jose?
MM: La mia famiglia a San Jose è composta da persone di talento, che mi hanno sempre supportato. Il SJSU Judo Team è unito dall'amore per il Judo e per l'educazione, ed entrambe le cose ci vengono offerte al meglio dal nostro leggendario coach, Yosh Uchida. Ci ha insegnato che se si è forti abbastanza da allenarsi ogni giorno in uno sport difficile come il Judo, senza trascurare la propria educazione scolastica, non c'è nulla ti possa fermare. In particolare, io mi sento davvero fortunata nell'essere circondata da persone che vogliono realizzare i propri sogni, pronte a sacrificare ogni cosa. Siamo una vera e propria famiglia, ci supportiamo a vicenda, spesso passiamo assieme le vacanze e le occasioni speciali. Dal punto di vista principalmente sportivo, il team vanta più di 50 anni di esperienza. Farne parte mi rende davvero orgogliosa.
FA: Quali sono i limiti nell'essere una jodoka degli Stati Uniti (West Coast) e quali sono le tue idee per risolverli, se ne hai?
MM: Non credo ci siano delle limitazioni nell'essere una judoka della West Coast, al contrario, credo ci siano molti vantaggi (tante persone che partecipano allo sport, club enormi, tante opportunità per competere con altri - solo per citarne alcuni). È però anche vero che essere una judoka negli Stati Uniti presenta dei limiti, se ci si compara al Giappone o dell'Europa. Qui, questo sport non è presente nel sistema scolastico come nei paesi che ho citato, almeno non quanto altri sport come il calcio o il football. Il Judo, negli altri paesi, viene intrapreso già in giovane età, così da formare fin da subito una base di atleti che porteranno avanti questo sport. Siamo svantaggiati quando si tratta di sviluppare i talenti futuri. La cosa mi rattrista. Il judo può insegnarti molto, soprattutto quando sei giovane. Può renderti più forte e sicuro di te. Una soluzione potrebbe essere appunto quella di inserire il Judo nei curricula scolastici o nei dopo scuola. Un'altra soluzione potrebbe essere una sorta di "campagna mediatica" che mostri al pubblico quanto potente sia questo sport nel formare individui attivi e in salute. Ho sempre notato che le persone che non conoscono il Judo lo trovino uno sport strano, esotico. Ma spesso, quando lo si prova, ci si appassiona. Non possiamo farlo provare a tutti, ma anche solo far capire alle persone quali fantastici benefici abbia, aiuterà il Judo ad espandersi negli Stati Uniti.
FA: Dicci della tua delusione del 2008. La tua carriera ne ha risentito?
MM: Non sono entrata a far parte del Team Olimpionico del 2008 per un pelo, nella categoria dei 63kg. È stato un momento particolarmente difficile, dovevo almeno qualificarmi al terzo posto a Miami. Non ho retto lo stress psicologico. Ho perso contro qualcuno che avrei potuto sicuramente battere. A pensarci adesso, è forse stato meglio così. Non ero ancora pronta. La delusione mi ha però reso più forte, mi ha fatto capire che se fossi riuscita ad entrare nel team delle Olimpiadi successive, questa volta avrei puntato a tornare a casa come campionessa.
FA: Hai qualche strategia specifica per prepararti psicologicamente alle competizioni importanti?
MM: La migliore strategia è essere sicuri di sé. E per essere davvero sicura, devi essere preparata. Quasi 10 anni fa Jimmu Pedro mi disse si è pronti a vincere solo quando, alla domanda "Hai fatto tutto quello in tuo potere per prepararti al meglio?" puoi rispondere "Sì". Non dimentico mai questa frase, e mi impegno al massimo, così che qualsiasi cosa accada, so di aver dato il massimo.
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(Traduzione dall'inglese a cura di Nadea Translations)