Jennifer Fischer è produttrice, editrice e addetta stampa per la Think Ten Media Group, una compagnia di produzione e distribuzione cinematografica con sede in California. Al momento stanno producendo e distribuendo Smuggled, un film incentrato sull'immigrazione, per il quale stanno sviluppando un tipo di approccio distributivo molto specifico.
Jennifer ci ha parlato della sua esperienza nel campo della produzione multimediale e delle strategie di distribuzione cinematografica della Think Ten. Inoltre, ha condiviso con noi i suoi pensieri a riguardo dello stato attuale dell'industria cinematografica e sul come la distribuzione online e i social media stiano cambiando il modo in cui i filmmaker promuovono i loro film.
Film Annex: Puoi parlarci della tua esperienza del settore della produzione multimediale?
Jennifer Fischer: La mia prima esperienza nel settore del filmmaking arrivò quando ero all'università, mentre scrivevo la mia tesi a riguardo del ruolo della musica, del ballo e dei media nelle comunità della diaspora. Seguivo delle lezioni che prevedevano la proiezione di documentari, così da poter arricchire le mie ricerche e finii per innamorarmi dei film. Da allora, la mia mansione primarie come filmmaker è stato come editrice e produttrice. Al momento sono impegnata nel pubblicizzare e distribuire il mio ultimo progetto cinematografico, Smuggled.
FA: Al momento stai lavorando alla distribuzione di Smuggled, un film incentrato sull'immigrazione. Qual è la tua strategia di distribuzione per questo film?
JF: Sapevamo di avere un budget limitato per il marketing e la distribuzione, quindi optammo per un approccio incentrato soprattutto sui festival cinematografici latini. Ottenemmo un discreto successo nel circuito e conseguentemente ricevemmo le prime attenzioni dai media di spicco, in particolare un articolo di NBCLatino in congiunzione alla proiezione di Smuggled al CineMas/San Francisco Latino Film Festival. Decidemmo quindi di auto-distribuire il film e ci concentrammo sul cercare recensioni e maggiori attenzioni dai media, tra cui un articolo scritto dalla ABC/Univision ed altre importanti pubblicazioni latine.
Decidemmo infine di concentrare i nostri sforzi di distribuzione sul mercato accademico e avemmo successo, arrivando ai capi di dipartimento e ai professori interessati ai problemi dell'immigrazione, oltre che ad altri interessati agli studi latini, ai problemi di confine, alle lingue ispaniche ed altri argomenti accademici relativi. Grazie a quest'approccio, possiamo raggiungere più persone, vendendo il film alle librerie universitarie/collegiali, oltre che a programmare diverse proiezioni universitarie del film, spesso con il regista/sceneggiatore presente. Siamo felici di come stia andando. È un approccio più comune per i documentari, ma abbiamo ricevuto un responso molto positivo al nostro film di narrativa. I riconoscimenti dai festival cinematografici e l'attenzione dei media aiutano sicuramente a rendere il nostro film appetibile dal pubblico accademico e riceviamo sempre commenti positivi dagli studenti presenti alla proiezioni.
FA: Che tipo di persone ed organizzazioni approcciate mentre siete al lavoro per distribuire un film?
JF: Ogni volta è diverso. Con la Think Ten, sto seguendo la mia passione nel realizzare media incentrati sui mutamenti sociali e nel dimostrare che film interessanti e coinvolgenti, incentrati su temi importanti, possono attirare il pubblico e promuovere il dibattito a riguardo degli argomenti trattati. Con questo tipo di media, il pubblico (individuale e le organizzazioni) è appassionato dell'argomento, quindi per ogni progetto della Think Ten è di vitale importanza collegare gli individui e le organizzazioni che si occupano dei temi trattati. Inoltre, nello sviluppo dei nostri progetti futuri, coinvolgiamo queste comunità anche del processo di sviluppo, in quanto la cosa rende la creazione del nostro film più forte e renderà la distribuzione più facile, visto che le collaborazioni hanno già avuto luogo.
Per altri filmmaker, potrebbe non succedere che il loro film abbia risonanza con un gruppo specifico, in maniera specifica, a causa di un problema particolare. Ciò che penso sia importante per tutti i filmmaker è, tuttavia, l'abilità di identificare che tipo di persone sarà interessata al tuo film e la capacità di trovare il modo di raggiungere questi individui e queste comunità.
Il mercato dei media è sovrappopolato. La gente ha ampia scelta quando si tratta di scegliere che tipo di contenuto guardare - per farla breve, bisogna identificare ciò che rende il tuo film unico e quali individui e comunità apprezzeranno tale unicità. (ovviamente, c'è bisogno anche di una buona storia e di una qualità di produzione di un certo livello). Anche all'interno di un determinato genere esistono dei sotto generi. Cercare di essere più specifici possibile nel selezionare il pubblico che sarà interessato al proprio film sarà di aiuto nel restringere il tuo campo di indagine e nel direzionare i tuoi sforzi e, se verrà selezionato il pubblico giusto, questo apprezzerà il progetto, lo condividerà e lo valuterà positivamente.
FA: In genere i registi si avvicinano al tuo gruppo spontaneamente o ricerchi in prima persona dei progetti interessanti da aiutare nella distribuzione?
JF: Think Ten Media Group è una società di produzione e distribuzione. Siamo attivi solo da qualche anno ed al momento distribuiamo soltanto i nostri progetti. Tuttavia in futuro saremo disponibili a distribuire altri progetti, se saranno adatti ai nostri obiettivi. Per noi è molto importante che i filmmaker vengano trattati con rispetto e siano ricompensati equamente per il loro lavoro, nonché che abbiano partner per la distribuzione che non si approfittino di loro. Io ed il co-fondatore della nostra società abbiamo avuto in passato un'esperienza negativa con un distributore che crediamo non abbia rappresentato correttamente un nostro film e che non abbia mantenuto i patti presi. Inoltre ho conosciuto numerosi filmmaker indipendenti nel corso degli anni che sono stati sfruttati dai distributori - distributori sia conosciuti, sia minori e meno famosi. Questa è una delle motivazioni più forti per cui abbiamo deciso che Think Ten non dovesse soltanto produrre, ma anche distribuire e siamo fieri della strategia di distribuzione che abbiamo stabilito al momento per Smuggled. Tramite questo approccio, la gente sta guardando il film (abbiamo avuto 5 proiezioni in 12 giorni, recentemente), stiamo mantenendo i nostri obiettivi finanziari per il film e stiamo costruendo un database di individui interessati nel tipo di media che la nostra compagnia si impegna a creare e a distribuire.
FA: Cosa ne pensi della situazione dell'industria cinematografica, oggi ed in futuro?
JF: È un periodo emozionante da molti punti di vista per i film, data la loro accessibilità. Ho visto dei narratori talentuosi sfruttare le tecnologie disponibili al giorno d'oggi ed i costi inferiori ad esse associati. Ci sono probabilmente delle storie che vengono narrate e dei registi che creano dei contenuti che non sarebbero stati possibili, in passato.
L'altro lato della medaglia è che "l'industria" stessa spesso è più chiusa verso ai registi e ai film indipendenti, dato che sequel e remake sembrano dominare la strategia di mercato degli studi cinematografici. Detto questo, penso davvero che se viene raccontata una storia interessante nel modo giusto, si può trovare il proprio pubblico, raggiungerlo e condividere il proprio lavoro grazie alle tecnologie disponibili al giorno d'oggi non solo per la realizzazione di un progetto, ma per la sua condivisione. Ritengo che il valore ed il potere di una narrazione di qualità sia sempre una costante ed è questo che rende vivo ed importante un film. Ciò nonostante essere un filmmaker indipendente di successo richiede, al giorno d'oggi, un tipo di abilità diverso e/o aggiunto, rispetto al vecchio modello in cui i filmmaker indie, in vari modi, contavano sui maggiori festival di genere per lanciare i propri film e le loro carriere.
Ci sono sempre più filmmaker che propongono i propri lavori ai festival e questo rende l'ambiente ancora più competitivo, nonché diventa meno probabile che un regista che non abbia gli agganci giusti riesca ad avere successo in questo giro. In breve, i filmmaker indipendenti devono essere astuti nel processo di presentazione dei propri lavori nei festival. Informarsi sui vari festival e gestire con attenzione i fondi che vengono spesi a tal fine è davvero importante. Ho visto molti filmmaker sprecare soldi nel presentare troppi lavori o nel non scegliere saggiamente il festival giusto a cui presentarli.
Non solo i filmmaker devono essere più furbi riguardo ai festival cinematografici, ma la maggiore presenza odierna dei media richiede che i registi siano più strategici riguardo al marketing dei loro progetti. È un momento emozionante per un filmmaker indipendente sotto molti punti di vista, ma c'è anche bisogno di ampliare le proprie abilità per avere successo. L'mpegno nei social media e nel marketing significa molto. Se un regista non vuole occuparsene, allora è importante impiegare i propri fondi per procurarsi un affidabile agente pubblicitario ed esperto di marketing, che possa creare una strategia per il film.
FA: Cosa ne pensi dei social media e della distribuzione online come nuovo mezzo per distribuire e promuovere film?
JF: Penso che la distribuzione online e i social media permettano ai filmmaker indipendenti di farsi conoscere dal pubblico e condividere i propri lavori con persone provenienti da tutto il mondo, in un modo impossibile fino ad oggi. Il rovescio della medaglia è che ci sono davvero molti contenuti disponibili gratuitamente online, quindi la competizione è serrata. Distribuire un prodotto online e promuoverlo è un lavoro a tempo pieno - anzi, richiede addirittura gli straordinari. I filmmaker che vogliono distribuire da soli i propri lavori, sfruttando il pubblico su internet, devono essere pronti ad investire una larga fetta del loro tempo e capire cosa funziona in termini di conquistare il pubblico online e creare così una community che apprezzi il loro lavoro.
Apprezzo le possibilità che i social media offrono quando si tratta di creare una community, ma credo ancora nel valore dei contatti umani e nel riuscire a portare le persone in una stanza, davanti allo schermo, per "sentire" davvero il film - con il regista, se possibile. Attraverso le proiezioni ai college/università siamo stati in grado di farlo per Smuggled (senza avere una classica release teatrale e non pagando per il posto) e abbiamo toccato con mano come questo tipo di esperienza si rifletta in termini di pubblicità per il film. Penso sia importante che i filmmaker continuino a cercare nuovi mezzi per rappottarsi personalmente al pubblico, quando possibile, non basandosi solamente sui social media per arrivare ai propri spettatori.
Guarda il trailer di Smuggled qui sotto e il profilo di Jennifer su Film Annex.
- Intervista a Jennifer Bourne