Oggi ho visto che questa lettera è stata pubblicata su diversi siti internet (pubblicata originariamente sulla rivista italiana L'Espresso), quindi penso che non ci siano problemi se la riposto qui, dato che il mio scopo è condividerla nel mondo e dato che credo sia davvero un messaggio importante da condividere con la comunità di Film Annex.
È stata scritta da uno dei più grandi registi, che ha visto i film cambiare ed evolversi nel corso di decine di anni, in un momento in cui nel mondo del filmmaking si riscontra molta ostilità e pessimismo. Mentre la gente predice cupi scenari per il futuro del filmmaking, come la chiusura dei cinema e l'ascesa dei video games, è sempre bello leggere qualcosa come questa, una volta tanto, per avere una carica di motivazione ed ispirazione.
Ecco una lettera aperta del grande regista Martin Scorsese a sua figlia Francesca, riguardo al futuro del filmmaking. Anche se io penso che sia una lettera per tutti i filmmaker, futuri e presenti, e che rimarrà rilevante per molti anni a venire...
(Martin Scorsese - Immagine di Wikipedia)
Carissima Francesca,
Ti sto scrivendo questa lettera per parlare del futuro. Io lo sto guardando attraverso le lenti del mio mondo. Attraverso le lenti del cinema, che è stato il punto focale di questo mondo.
Negli ultimi anni mi sono accorto di come l'idea di cinema con cui sono cresciuto, che si trova nei film che ti ho mostrato fin da quando eri piccola, e che stavano fiorendo quando ho iniziato a lavorare, stia giungendo ad una conclusione. Non mi riferisco ai film che sono già stati fatti, ma parlo di quelli che devono ancora arrivare.
Non ho intenzione di suonare scoraggiato. Non scrivo queste parole sentendomi sconfitto. Al contrario, penso che il futuro sarà luminoso.
Abbiamo sempre saputo che i film erano un affare e che l'arte del cinema era possibile in quanto allineata alle condizioni di mercato. Nessuno di noi, che abbiamo incominciato a lavorare negli anni 60 o 70, si è fatto illusioni da questo punto di vista. Sapevamo che avremmo dovuto lavorare sodo per proteggere quello che amavamo. Sapevamo anche che avremmo potuto attraversare dei periodi difficili. E ritengo che fossimo consapevoli, almeno ad un certo livello, che avremmo potuto incontrare periodi in cui ogni elemento imprevedibile nel processo di realizzazione di un film sarebbe stato minimizzato, forse anche eliminato. E qual'è l'elemento più imprevedibile di tutti? Il cinema. E le persone che lo fanno.
Non voglio ripetere quanto è già stato detto e scritto da molti altri prima di me riguardo a tutti i cambiamenti nel business e sono confortato dalle eccezioni rispetto alla tendenza generale nella produzione cinematografica - Wes Anderson, Richard Linklater, David Fincher, Alexander Payne, the Coen Brothers, James Gray and Paul Thomas Anderson stanno tutti riuscendo a far realizzare i propri film e Paul non è soltanto riuscito a realizzare The Master con una pellicola da 70mm, è anche riuscito a farla proiettare così in alcune città. Tutti quelli a cui importa del mondo del cinema dovrebbero esserne grati.
Sono anche toccato dagli artisti che continuano a realizzare le proprie pellicole in tutto il mondo, in Francia, in Corea del Sud, in Inghilterra, in Giappone, in Africa. Diventa sempre più difficile, ma loro stanno portando a termine i propri lavori.
Tuttavia non penso di essere pessimista quando dico che l'arte del cinema e il business cinematografico si trovino in questo momento ad un bivio. L'intrattenimento audio-visuale e ciò che noi conosciamo come cinema - immagini in movimento concepite da individui - appaiono dirigersi in direzioni diverse. In futuro probabilmente si vedrà sempre meno di quello che noi riconosciamo come cinema sugli schermi in multiplex e sempre di più invece nei piccoli cinema, online e, almeno credo, in luoghi e in circostanze che non sono in grado di predire.
Quindi perché il futuro dovrebbe essere così luminoso? Perché per la prima volta nella storia delle forme d'arte i film possono essere realizzati con davvero poco denaro. Questo sarebbe stato inaudito quando ero più giovane e i film dal budget estremamente basso sono sempre stati l'eccezione piuttosto che la regola. Ora è il contrario. Si possono ottenere immagini belle con telecamere a prezzi accessibili. Si possono registrare i suoni. Si può effettuare il montaggio, il mixaggio e la correzione dei colori a casa. Tutto questo si è realizzato.
Ma con tutta l'attenzione prestata alla macchina della realizzazione cinematografica e ai progetti nella tecnologia che hanno portato a questa rivoluzione nel moviemaking, c'è una cosa importante da ricordare: gli strumenti non fanno un film, tu fai il film. È liberatorio prendere in mano una telecamera, iniziare a riprendere e poi montare il tutto con Final Cut Pro. Fare un film - quello che hai bisogno di fare - è qualcos'altro. Non ci sono scorciatoie.
Se John Cassavetes, mio amico e mentore, fosse vivo oggi, avrebbe certamente usato tutti gli strumenti disponibili. Ma avrebbe detto le stesse cose che ha sempre detto - bisogna essere assolutamente dedicati al lavoro, bisogna dare tutto te stesso, e bisogna proteggere la scintilla di connessione che ti ha spinto in primo luogo a realizzare il film. Devi proteggerla con la tua stessa vita. Nel passato, dato che fare un film era così costoso, dovevamo proteggerla contro lo sfinimento e il compromesso. Nel futuro, bisognerà temprarsi contro qualcos'altro: la tentazione di andare con la corrente e di permettere che il film vada alla deriva.
Non è solo una questione di cinema. Non ci sono scorciatoie per nessun'altra cosa. Non sto dicendo che tutto debba essere difficile. Sto dicendo che la voce che ti dà la scintilla è la tua voce - la luce interiore, come direbbe Quakers.
Questa sei tu. Questa è la verità.
Con tutto il mio amore,
Papà