Il romanzo Brave New Worlddi Aldous Huxley, ormai famoso nei giorni odierni, non ha avuto inizialmente l’aspettata acclamazione da parte del pubblico e della critica dell’epoca (1932). È stato l’ostracismo, invece, ad accompagnare l’uscita dell’opera: fu rimosso da diverse scuole, ed in Irlanda arrivò ad essere addirittura censurato a causa del linguaggio utilizzato nel romanzo. Potrebbe esserci dell’altro, nascosto dietro il velo dell’indignazione generale; d’altronde, Brave New World tratta un mondo in cui non è con la violenza che il governo conquista il cuore del popolo, ma con l’accondiscendenza e con la promessa di prosperità. Ed è ciò che ognuno di noi può ritrovare nella propria vita di tutti i giorni: la promessa di un mondo migliore, della felicità, della soddisfazione personale. D’altronde, gli stessi personaggi del romanzo vivono credendo che quella in cui si trovano sia una realtà paradisiaca, e che non ne esista una migliore. È questo ciò che spaventava, e spaventa tutt’oggi: l’idea di essere manipolati e non rendersene conto. Che questo sia uno dei motivi per cui Brave New World fu tanto ostacolato, ossia l’indignazione data dal trovarsi tra le mani un libro che esplora il nostro modo di vivere e lo mostra in modo nuovo (e non più così perfetto)? Potrebbe essere la perdita di punti saldi della propria vita, delle proprie condizioni che ha portato questo romanzo ad essere inizialmente poco apprezzato, o addirittura odiato e accusato.
Una puntualizzazione è d'obbligo: il romanzo è stato anche molto apprezzato, soprattutto dagli intellettuali dell'epoca che ne esaltarono i temi e i ragionamenti. Brave New World fu infatti un punto di riferimento per altri autori del genere distopico (si ricorda Orwell fra i tanti). Alla luce di ciò, la domanda precedentemente posta necessita una modifica: che esistano persone che vengono maggiormente colpite dal romanzo?
Nel corso della narrazione, il lettore si immedesima con il personaggio di John Savage, che sembra essere l’unico esente dal fanatismo dell’epoca in cui si trova. Attraverso il suo punto di vista ognuno può scrutare l’assurdità del mondo descritto e, di conseguenza, cercare di sfuggirne, di creare una distanza con un mondo intrinsecamente malato. Ma la storia nel romanzo non volge a favore di John: egli viene infatti sopraffatto dal fanatismo delle persone intorno a lui, fino a decidere di abbandonare la vita piuttosto che confondersi con gli altri. Il senso di sconforto accompagna la dipartita di John: vi è infatti la dimostrazione che l’unico personaggio non inserito nel fanatismo distopico è l’unico che va incontro ad un fallimento totale. Non conta quanto estenuante sia stata la sua battaglia: il potere vince sul singolo.
Articolo originale di Aryma