Tutti quanti a dirgli: "Ma che fai, Steven? Giochi ancora con il Progressive Rock? Non sai che il mellotron non va più di moda nella musica di oggigiorno? E poi cosa sono tutti quei brani lunghi oltre i 7 minuti? Non sai che una canzone come 'Luminol' di ben 12 minuti non te la passeranno mai in radio? A parte il fatto che l'intro strumentale è troppo lungo (4:58 prima che ti decida a cantare), non contento, ci metti pure nel mezzo un assolo di basso e di flauto? Che cosa sono poi tutti quei cambi di ritmo sali-scendi-stop-riparti? Credi di suonare negli Yes o nei Rush? Gli anni '70 sono finiti da un pezzo... Solo 6 brani nel tuo nuovo album solista intitolato 'The Raven That Refused to Sing and Other Stories'? Ma che titolo è? Un misto tra Edgar Allan Poe e Alfred Hitchcock? È vero, la traccia quasi omonima è un brano molto poetico e struggente, anche il video animato non è da meno, giustamente l'hai posto in coda al disco perché dopo una canzone così, che altro potresti volere ascoltare di meglio, ma dovevi lasciare l'ascoltatore con il dubbio che il corvo non canterà e non lenirà le tue ferite? La gente vuole il lieto fine..."
Bravo Steven Wilson, non li hai ascoltati, sei andato per la tua strada, e alla fine Progressive Rock sia. Del resto non hai barato mettendo in apertura dell'album un pezzo come "Luminol". Prendere o lasciare. Noi prendiamo, Steven, stai tranquillo. Però su una cosa hanno ragione: l'ultimo brano ci commuove davvero fino alle lacrime e a quest'età non si dovrebbe piangere per una canzone, non l'avevi capito? Ah, già, tu sei "The Man That Refused to Listen to The Others".