Se vi capita d'imbattervi nella copertina di un disco intitolato "Still Smiling”, vedrete un'immagine in bianco e nero con due signori oltre i quarant'anni seduti uno accanto all'altro, dotati di enormi e bizzarri cappelli a forma conica. I due soggetti sembrano ignorarsi in quanto guardano in direzioni opposte, ma se guardate bene, vedrete le loro mani sollevate a metà altezza con gli indici di ciascuno che puntano in direzione dell'altro come per dire:"-È stato lui! –No, lui!". Chiunque sia stato, ha fatto bene.
Ha fatto bene a chiamare l'altro per questa collaborazione che fino a ora ha prodotto uno degli album musicali più interessanti e affascinanti del 2013, e non solo. Sto parlando di Blixa Bargeld (alias Christian Emmerich, con un glorioso passato e presente negli Einstürzende Neubauten e nei Bad Seeds di Nick Cave) e di Teho Teardo (alias Mauro Teardo, musicista, compositore, produttore e polistrumentista di Pordenone) conosciuto principalmente per la composizione di alcune colonne sonore originali tra le più belle e premiate (David di Donatello, Nastro d’Argento) degli ultimi anni (dicasi lo stesso per i film a cui Teho ha prestato le proprie opere, il che non può essere un caso: “L’amico di famiglia”, “La ragazza del lago”, “Il Divo”, “Una vita tranquilla”, solo per citarne alcuni).
Ed è proprio durante la composizione della colonna sonora di "Una vita tranquilla” (2010), e in particolare per la registrazione del brano “A Quiet Life”, ripresa e inserita anche in Still Smiling, che si sono conosciuti i nostri due artisti.
Tornando al disco in questione, ne è uscita un'opera complessa e ambiziosa, com’è giusto che sia, visto il calibro dei Nostri, ma allo stesso tempo fruibile, godibile e multiculturale: ci sono canzoni cantate in inglese, italiano e tedesco - vedi “Mi scusi”, “Buntelmatalldiebe”, “Come up and see me”- e tra i collaboratori che hanno suonato nel disco figurano i Balanescu Quartet e la violoncellista Martina Bertoni.
Con tutte queste premesse, le singole composizioni (parrebbe riduttivo definirle “canzoni”) risultano piene di sfumature e di atmosfere varie, tendenti spesso al classico, con la voce profonda di Blixa sempre in primo piano - a tratti confidenziale e recitativa - che passa con disinvoltura da una lingua all'altra (l'accento no, non se ne va", canta in “Mi scusi”, ma che importa?) e con gli archi – il violoncello, in particolare - che assumono il ruolo di protagonisti assoluti.
Davvero un’opera senza tempo, un must per tutti gli appassionati di musica.