Le civiltà perdute mi hanno sempre appassionato. Quando sono in viaggio, visitare i luoghi dove fiorivano antiche culture è una delle mie principali priorità. I ricordi più vividi dei miei viaggi sono spesso rappresentati da colossali costruzioni realizzate dall'uomo, che una volta rappresentavano l'autorità nei rispettivi periodi di potere. Nonostante i loro costruttori siano ormai scomparsi, queste strutture simboliche rimangono e vengono oggi onorate da viaggiatori di tutto il mondo, interessati a quello di cui una volta erano il simbolo. Io sono uno di questi.
L'
Impero Khmer una volta si estendeva attraverso tutta la penisola dell'Asia Sud-Orientale. Il suo periodo di massimo splendore fu fra il IX e il XIII secolo, periodo nel quale venne costruita un'ampia varietà di meraviglie architettoniche in tutta la zona. La maggior parte delle persone conosce
Angkor, un'antica città, ora in rovina, in cui si trova l'
Angkor Wat, un tempio ritenuto all'unanimità il più grande monumento religioso al mondo.
Potete vedere alcune delle foto che ho scattato in questo articolo che ho scritto due mesi fa. In ogni caso innumerevoli altri siti Khmer si trovano sparsi in tutta l'Asia Sud-Orientale, molti dei quali ancora nascosti nella giungla. Sono stato fortunato a poterne visitare qualcuno anni fa, quando ho visitato la
Cambogia, e sono rimasto davvero colpito dall'abilità mostrata dagli artisti Khmer. Non c'è bisogno di specificare che Angkor Wat sia spettacolare, ma solo dopo aver lasciato le comodità dei suoi sentieri puliti e dei suoi templi ben segnalati ho potuto sperimentare l'architettura Khmer nella sua completa genuinità.
Dopo aver assoldato una guida locale, ci siamo messi in viaggio su una moto, alla ricerca di templi Khmer più isolati attraverso la giungla intricata. Era la stagione delle piogge e molto spesso la strada - che era più simile a un sentiero - era coperta di fango o completamente allagata. Non ricordo quante volte abbiamo dovuto lasciare il sentiero principale per evitare l'acqua. Senza dubbio non sono mai stato così sporco, senza alcuna possibilità di farmi una doccia a fine giornata. Ci trovavamo così isolati che gli hotel non erano nemmeno una possibilità. In genere bussavamo alla porta di un contadino, chiedevamo alla sua famiglia cibo e riparo e passavamo la notte circondati dagli insetti, per poi partire prontamente all'alba. Non era esattamente comodo come passeggiare per i sentieri immacolati di Angkor con una bicicletta luccicante. Ma ne è valsa la pena. Ho potuto vedere una Cambogia di cui la maggior parte dei turisti non riesce a fare esperienza e ho visitato templi completamente immersi nella giungla, senza che ci fossero altri viaggiatori in vista. Le rovine erano talmente in cattivo stato che spesso ho dovuto camminare attraverso quelli che erano una volta i tetti dei monumenti: tutto il resto era già crollato.
Uno dei templi che ho visitato è Prasat Preah Vihear, un sito Khmer ai confini con la Thailandia, un incubo da raggiungere dal lato della Cambogia, ma nient'altro che una breve passeggiata da una strada asfaltata tailandese. Ricordo i volti di alcune turiste tailandesi coi tacchi alti che mi guardavano, ricoperto di sporco, mentre vagabondavo fra le rovine; tutto quello che loro dovevano fare per raggiungere il monumento era invece scendere dall'autobus e camminare per pochi passi fino al complesso principale. Prasat Preah Vihear non è circondato dalla giungla, ma nonostante la sua prossimità ai villaggi tailandesi, è isolato per la maggior parte dei Cambogiani e raggiungerlo dal loro lato è una vera avventura. La sua posizione lo rende unico nel suo genere, dato che è costruito sulla sommità di una collina che sovrasta le pianure cambogiane. È davvero una vista meravigliosa.
Prasat Preah Vihear è stato al centro di una disputa fra Cambogia e Thailandia per decine di anni. I cambogiani lo reclamano perché rappresenta la civiltà Khmer, endemica per il loro paese. La Thailandia invece riconosce l'attrattiva turistica del complesso e, dato che questo si trova a pochi passi da una strada asfaltata tailandese, mira ad ottenere il possesso del monumento per sfruttarne il potenziale. Dopo che un aeroplano tailandese è stato visto sorvolare Prasat Preah Vihear lo scorso Novembre, il governo cambogiano ha risposto mobilitando le proprie truppe attorno al loro lato del tempio, pronte a rispondere a qualsiasi provocazione. Di conseguenza l'esercito tailandese ha fatto lo stesso dal proprio lato della collina, spingendo le Nazioni Unite a trovare una soluzione per evitare ulteriori ostilità. Fortunamente, la Corte Suprema di Giustizia dell'ONU ha stabilito che il tempo appartiene alla Cambogia e che la Thailandia debba ritirare le proprie truppe dal territorio conteso.
Non potrei essere più felice per il verdetto delle Nazioni Unite. Prasat Preah Vihear appartiene all'eredità Khmer e in quanto tale agli abitanti della cambogia. Ricordo di essermi seduto sulla cima del dirupo che sovrasta la giungla cambogiana, immaginando che cosa dovessero provare i governanti Khmer guardando quelle pianure infinite che una volta facevano parte dell'impero più potente nella storia dell'uomo. Sono certo che i loro spiriti ora possano riposare in pace.
Se avete perso i miei articoli precedenti sull'argomento, leggete qui sotto e sentitevi liberi di commentare e condividere sui vostri social media. :-)
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