Di volta in volta ho intenzione di intervistare alcuni colleghi registi, che a mio avviso stiano realizzando qualcosa di davvero unico. Si tratta di gente che conosco personalmente e con cui potrei aver collaborato. Ognuno di questi filmmaker stanno seguendo la loro strada e raccontando la propria storia, ed io li trovo davvero stimolanti.
Per iniziare, Jay Peterson. Se avete visto qualcuno dei miei lavori recenti, avete visto anche il mio amico Jay. Ha interpretato il Lord of the Faire in "Snow, Glass, Apples" e più di recente Sir Castaway in "The Jules Verne Project".
Jay è un marine degli Stati Uniti (mitragliere di professione) ed è stato in missione in Ar Ramadi, Iraq e Now Zad, Afghanistan. Ha inoltre partecipato recentemente ad una missione via mare con il 22esimo Corpo di Spedizione dei Marine. È anche un regista documentarista (JUST BLANKS), coreografo di combattimenti (sia sul palco che sullo schermo), pratica arti marziali ed è decisamente un grande attore (ho potuto ammirare di recente la sua performance in "As You Like it", con un perfetto accento francese). È anche un progettatore di armi ed armature, soprattutto di armature realizzate in pelle e di coltelli. Occasionalmente, lavora anche come consulente militare e tattico.
(Jay come Lord of the Faire in “Snow, Glass, Apples”)
È sposato e si occupa di scuola cinematografica. Recentemente ho visto un post in cui Jay dichiarava di essere decisamente non soddisfatto nei confronti della prospettiva adottata in classe da un insegnante riguardo ad alcuni film di guerra. Volevo dare a Jay l'opportunità di parlare riguardo ai film di guerra e ai marine come personaggi, contrapposti alla sua esperienza concreta. Non si tratta certo di un'occasione per scagliarci contro l'industria che entrambi amiamo molto e in cui lavoriamo, ma piuttosto per riconoscere i suoi punti deboli e - per me - per mettere in evidenza un regista di talento che sta lavorando per cambiare queste debolezze per darci una prospettiva nuova.
LISA - Quale pensi che sia, fra quelli che hai visto, la migliore opera, o film ,o personaggio che rappresentino il soldato o il marine (di qualsiasi periodo storico e genere) e perchè?
JAY – L'Enrico V di Shakespeare, senza eccezioni. E non solo per il discorso del St. Crispin's Day, per quanto quel pezzo sia amabile. Non mi viene in mente una singola persona colpita dalla guerra che non abbia una controparte in quell'opera. Ci sono leader mondiali come Henry, che giocano a scacchi con le nazioni. Guerrieri professionisti come Exeter, che hanno un lavoro da fare e vi si applicano. Si trovano persone come Bardolph, Nym e Pistol, che si trovano coinvolti per la gloria, per l'opportunità o per la mancanza di qualcosa di meglio da fare. C'è il ragazzo che non ha idea della situazione in cui si sta cacciando, ma sa che è la cosa più emozionante che potrà accadere in vita sua e non vuole perdere quest'occasione. E poi c'è Mistress Quickly, che deve guardare il suo uomo uscire dalla porta, sapendo che potrebbe anche essere l'ultima volta che lo vedrà vivo e che non c'è nulla che possa fare, se non trattenere le lacrime finché egli non è più a portata di udito. Ogni volta che leggo o vedo quest'opera, scopro qualcosa di nuovo.
LISA - Quale pensi che sia, nell'industria cinematografica e televisiva, il maggiore pregiudizio riguardo a soldati, marine e guerra (in film o spettacoli che vengono commercializzati come realistici)?
JAY – Negli anni recenti, e particolarmente in alcuni spettacoli riguardo l'Iraq o l'Afghanistan, penso che sia la completa incapacità di trovare un personaggio militare che sia qualcosa di diverso da un cattivo o da una vittima. Non si tratta interamente dell'odio che hanno provato molti dei veterani del Vietnam, ma la reazione dell'industria nei confronti di coloro che hanno combattuto la War on Terror è stata quasi interamente di pietà. Con molte poche eccezioni, l'immagine plasmata dall'industria cinematografica di coloro che prestano servizio in questo momento e dei veterani, è stata del tipo "Poveretto. Si è arruolato per pagarsi il college ed ora è costretto a combattere per il Big Bad Bush." Posso capire, a livello intellettuale, "supporta le truppe, ma non la guerra", ma quando la stessa immagine salta fuori più e più volte, è difficile vederci qualcosa di diverso dalla condiscendenza e dall'insulto.
Un altro problema quasi altrettanto grave è usare il disturbo post-traumatico da stress e i traumi cranici come fonte di dramma. Entrambe sono condizioni molto spesso fraintese e altamente stigmatizzante e vengono usate sempre più spesso, al giorno d'oggi, come una ragione facile per creare un conflitto narrativo.
LISA – C'è qualche problematica, relativa all'esperienza di marine, che pensi venga ignorata da cinema, televisione e teatro, ma che vorresti venisse invece trattata?
JAY – Il fatto che gli eroi esistono davvero. Non sto facendo dello sciovinismo. Ma dire che Iraq e Afghanistan non sono stati terreno di atti straordinari di eroismo, è al meglio ignoranza ostinata. Gente come Brian Chontosh, Dakota Meyer, Mike Monsoor, Paul Smith, Salvatore Giunta, Jared Monti, Michael Murphy e molti altri hanno storie incredibili, che purtroppo non vengono raccontante.
LISA - Complessivamente, che voto daresti allo stato attuale del cinema e della televisione sui marine e sulla guerra e perchè?
JAY –Al momento una C-. Una parte è composta da goffi film contro la guerra, che giustamente soffrono al box office. The Hurt Locker è stato uno splendido lavoro dal punto di vista dei sentimenti e dell'umore sia di chi si trova in una zona di guerra, sia di chi torna a casa e cerca di riprendersi la propria vita, ma poi ha rovinato tutto con una storyline e con scelte dei personaggi francamente ridicole.
Comunque, c'è qualche tesoro nascosto. Generation Kill era una storia davvero ben fatta sulla fase iniziale dell'invasione dell'Iraq. Act of Valor è particolare. Si tratta di uno dei ritratti più intensi del combattimento moderno che si è svolto in quelle zone. Ma, come film, soffre a livello della storia per il fatto di non avere attori. Impiega le vere unità speciali della Marina statunitense per mettere in scena archetipi, al posto di personaggi o addirittura di persone in carne ed ossa.
LISA - Qual'è il tuo genere di film preferito e perché?
JAY – Non ho davvero un preferito assoluto. Se una storia sembra interessante, riesco a farmi coinvolgere da quasi tutti i generi. Anche se ammetto che i film fantasy degli anni 80 sono spudoratamente un mio piacere segreto.
LISA – Film preferiti?
JAY – The Warrior’s Way, The Princess Bride, Labyrinth, Le Pacte Des Lupes, e l'originale Conan The Barbarian.
LISA – Quali temi sono importanti per te nel tuo lavoro?
JAY – Non vorrei rubare da Shakespeare senza vergogna, ma per me è importante adattare l'azione alla parola. Ogni volta che un personaggio combatte, è per una ragione importante per lui. Amo essere in grado di adattare questa concezione nell'interpretazione che un attore fa del suo personaggio e che questo diventi semplicemente una parte di come la storia viene raccontata.
LISA - Che materiale visibile al pubblico hai online al momento?
JAY – La mia pagina personale è Jaythebarbarian.com. Quasi tutto quello che faccio passa di lì, in un modo o nell'altro. I miei coltelli vengono venduti su Barbarianlabs.com.
LISA – Che progetti hai nell'immediato?
JAY – Al momento sto lavorando ad un paio di cortometraggi: un pezzo d'azione chiamato Charged e una commedia nera intitolata Bad Bad Things. Entrambi i lavori si prospettano molto divertenti, quindi vedremo quello che succederà.
LISA - Ti diverti a giocare molti ruoli, amico mio. Ce n'è uno in particolare che ti diverte di più? (attore, regista, etc.)
JAY – Mi piacciono i combattimenti coreografici più di qualsiasi altra cosa. In fin dei conti, i miei pennelli preferiti sono i corpi umani e le diverse armi esistenti. Non voglio dire che recitare o scrivere o costruire armi ed armature non sia divertente, ma portare in vita i combattimenti è la mia vera passione.
LISA - C'è qualcos'altro che vorresti aggiungere?
JAY – Se mi fai una domanda simile, non la smetterò più di parlare, mia cara.
(Jay nel ruolo di Castaway in “The Jules Verne Project”)